La paura di essere tagliati fuori

Il termine FoMo, acronimo di Fear of Missing out, identifica la paura di essere esclusi, tagliati fuori, che porta con sé il bisogno di controllare in modo compulsivo, cioè sentendo di non poter scegliere se farlo o meno, ciò che accade online e, in particolar modo, sui social network.
Il termine FoMo
Termine coniato dall’imprenditore americano Patrick McGinnis per descrivere ciò che osservava da studente presso la Harvard Business School, ovvero la tendenza di tutti quanti a correre da un evento all’altro per poter “stare al passo”, con il timore di perdere qualcosa di sensazionale.
Secondo l’autore, entro certi livelli, è una sensazione connaturata all’essere umano e riguarda il bisogno filogenetico di appartenenza ad un gruppo sociale. In questo senso, la FoMo è sempre esistita, anche prima dell’avvento digitale, ma, dal momento che ad oggi siamo costantemente esposti all’esperienza altrui, con la possibilità di report online e costanti, tale sensazione può sfociare più facilmente in una vera e propria ansia patologica che si associa ad un uso massiccio dei social media.
In questo senso, il bisogno della socialità, insito in ognuno di noi, può radicalizzarsi ed estremizzarsi a tal punto da portare ad un uso compulsivo delle nuove tecnologie nel tentativo di sentirsi il più possibile in relazione con gli altri, quasi a voler compensare ciò che in caso contrario verrebbe percepito come una mancanza.
Il fenomeno della FoMo
FoMo è il pensiero costante che ci si stia perdendo qualcosa che invece gli altri stanno vivendo, la percezione che là fuori ci siano persone che si stanno divertendo più di noi, stanno sperimentando e assaporando veramente le possibilità del mondo. Ciò che accompagna questo vissuto può essere un profondo sentimento di invidia, che si radica a tal punto da minare la propria autostima e finendo con il sentirsi in qualche modo inferiori e “da meno”.
Il concentrarsi su ciò che si pensa che gli altri stiano vivendo in quel momento, con l’idea che sia meglio di ciò che si sta vivendo in questo momento, rappresenta un vero e proprio fenomeno sociale del momento storico in cui ci troviamo immersi, nel quale i social media sono la principale fonte di informazioni utilizzata dai più, con una finestra sempre a portata di mano sulla vita di tutti quanti.
Tale iperconnessione con tutti può portare con sé l’illusione di conoscere veramente la vita altrui sulla base di ciò che viene condiviso online, che in realtà rappresenta solo la parte, che tendenzialmente è anche quella più bella, che ognuno decide di mostrare pubblicamente. In questo senso, il rischio è quello di ritrovarsi a confrontare continuamente la propria vita con l’idea distorta e fittizia della vita altrui, finendo per perdere il confronto in modo schiacciante e netto e sviluppando così sentimenti di invidia verso gli altri e sentimenti di vuoto e inutilità verso di sé.
Da cosa nasce la FoMo
La FoMo sembra quindi nascere dall’impossibilità di partecipare ad attività condivise da amici e conoscenti, ma, proprio per la diffusione dilagante di possibilità di venire a conoscenza delle vite altrui (leggi: di parti di esse, che è solo ciò che gli altri vogliono mostrare), può anche emergere da un vissuto che si gioca esclusivamente nell’interiorità del singolo, senza più bisogno di coinvolgere l’alterità in modo concreto.
In questo caso, la paura di esclusione emerge a causa delle troppe possibilità di scelta su cosa fare, che porta con sé il timore di non essere in grado di fare la scelta migliore e che qualsiasi scelta sarà comunque peggiore e meno interessante di quella che potrebbero fare gli altri, con un conseguente senso angosciante di inadeguatezza che non permette affatto una scelta, ma solo un’immobilità carica di ansia e un controllo compulsivo di ciò che gli altri pubblicano.
Caratteristiche della FoMo
La FoMo, per quanto non sia un vero e proprio disturbo catalogato all’interno del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM), può essere definita come una forma d’ansia che sembra essere sempre più diffusa, in linea con l’utilizzo sempre più massiccio e inevitabile del mondo digitale e dei social network.
Secondo le ricerche di Elhai e collaboratori, la FoMosi articola principalmente in due componenti:
– l’ansia che altre persone stiano facendo esperienze piacevoli e gratificanti nel momento in cui non si è presenti, fino al farlo diventare un pensiero costante;
– il desiderio di essere costantemente in contatto con gli altri, controllando sui profili social cosa stiano facendo, senza più riuscire a portare avanti una propria attività.
In questo senso, tale fenomeno diventa patologico nel momento in cui impatta a tal punto sulla vita del soggetto da non permettergli più di portare avanti le proprie attività, divenendo quindi un’unica preoccupazione frustrante e annichilente.
Alcuni dei sintomi, strettamente correlati e interconnessi alla dipendenza da smartphone, riguardano:
– necessità di essere costantemente connessi fino all’esserne ossessionati;
– paura di essere tagliati fuori dalla rete o NOMO, paura di rimanere senza cellulare;
– compulsione nel controllo delle notifiche e degli aggiornamenti/pubblicazioni altrui;
– rabbia e invidia intense nel momento in cui si percepisce di essersi persi qualcosa.
Tali sintomi, nel momento in cui divengono sempre più fissi ed esclusivi, possono portare a situazioni patologiche quali:
– ansia sociale o ansia generalizzata;
– bassa autostima;
– senso di angoscia o solitudine;
– insoddisfazione e livelli più bassi di qualità della vita percepita;
– facile distraibilità;
– difficoltà nel ritmo sonno-veglia;
– minore produttività e impegno in attività personali;
– sintomatologia depressiva.
Come ovviare alla FoMo
Nel momento in cui si trascorre la propria vita controllando e aggiornando i social media, si può arrivare a pensare che ciò che gli altri postano corrisponda alla loro vita, e non solo ad una parte di essa, tendenzialmente ben selezionata e “patinata”, con l’idea di mettere in mostra solo gli aspetti più belli. In questo modo, il confronto con la propria vita, che, nella sua complessità presenta invece anche aspetti meno luminosi e splendenti, appare svilente e angosciante. Sembra che le proprie scelte portino sempre ad esperienze peggiori di quelle altrui e questo può bloccare nell’indecisione di quale sia la strada migliore e nell’ansia di non essere mai abbastanza in niente.
In un mondo, come quello digitale, in cui tutto scorre più velocemente di quanto possiamo anche solo riuscire ad immaginare, sembra non esserci né tempo né spazio per sentimenti quali la solitudine e la noia, tutto deve essere immediato e proiettato al futuro. Non è permesso stare nel momento presente e, come si pensa a qualcosa, nemmeno il tempo di portarla al vaglio delle possibilità, che già si è in ritardo.
Solo nella consapevolezza della società in cui siamo immersi e di ciò che ci si sente spinti a fare si può trovare la chiave per prevenire o curare la FoMo:
– prestare maggiore attenzione al presente, nella consapevolezza di ciò che si sta facendo ora, lasciando andare ciò che si teme di aver perso o ciò che si teme di non poter raggiungere, che appartengono, rispettivamente, al passato e al futuro, due tempi in cui concretamente non possiamo fare nulla perché non siamo lì presenti;
– accettare anche i propri aspetti meno da “reel di Instagram”, le proprie emozioni più faticose da gestire, imparando proprio a viverle così come sono, in quanto tutt’altro che “emozioni sbagliate”, perché sui social non compaiono, ma parte fondamentale e imprescindibile dell’esperienza umana;
– imparare a stare da soli, trascorrendo del tempo di qualità con se stessi, prendendosi cura della propria salute psico-fisica, senza l’idea che sia “da meno”, ma il pensiero che solo stando bene con sé si possa poi pensare di stare bene anche con gli altri;
– ridurre il confronto sociale e valorizzando la persona che si è in quanto tale e in tutta la propria preziosa complessità.
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